“L’uomo scopre nel mondo solo quello che ha già dentro di sé;
ma ha bisogno del mondo per scoprire quello che ha dentro di sé”
Hugo von Hofmannsthal
“L’uomo scopre nel mondo solo quello che ha già dentro di sé;
ma ha bisogno del mondo per scoprire quello che ha dentro di sé”
Hugo von Hofmannsthal
I processi di globalizzazione, la crescente mobilità, l’accentuato pluralismo culturale delle nostre società, ci mostrano quanto, e sempre più, viviamo nel segno di Hermes: quanto la nostra epoca sia segnata dalle caratteristiche del dio greco.
Hermes, Mercurio per i romani, è il dio degli attraversamenti e degli incroci, e al contempo il protettore delle soglie di casa e delle porte della città – dunque il garante delle identità e al contempo l’artefice del loro cambiamento.
Figlio di Zeus e di Maia, a sua volta figlia del titano Atlante, Hermes, il veloce dal cappello e dai calzari alati, è il messaggero degli dei, il garante del passaggio nell’aldilà, il collegamento tra il mondo e l’oltremondo, colui che accompagna le anime a cercare la propria strada nell’oltretomba, e per questo è uno dei pochi che abbia il permesso di entrare negli inferi.
In quanto messaggero di Zeus e suo araldo, è dotato di eloquenza e capacità di coinvolgimento. Per questa ragione è anche protettore dei mercanti (che per definizione scambiano e uniscono attraverso il commercio) e dei guadagni, ma significativamente anche dei ladri e dei bugiardi, alle cui categorie apparteneva (rubò in giovanissima età la mandria di bovini di Apollo).
Anche l’apportare i sogni, di cui è aruspice, è una sua prerogativa. Così come il fungere da interprete superando la barriera delle lingue, della cui scrittura è l’inventore: un altro modo di mettere in comunicazione mondi differenti. E l’ermeneutica, che è l’arte di interpretare i significati nascosti, è una sua prerogativa.
Inoltre è la personificazione del vento, con tutti i suoi caratteri di velocità, di leggerezza, di incostanza. Quale miglior esemplificazione delle trasformazioni della nostra epoca, legate alla mobilità, alle migrazioni, all’accelerazione del mutamento sociale, alla permeabilità tra culture e al loro incontro, e al tempo stesso ai conflitti e alle incomprensioni culturali e identitarie, al formarsi di confini e al loro superamento?
Mai come oggi la cifra interpretativa delle culture non è la loro manutenzione ordinaria affinché rimangano illusoriamente uguali a sé stesse, ma molto più radicalmente la loro trasformazione continua, anche grazie alla mobilità di idee, merci e persone, alle forme di ibridazione e di mixité personali, alla creolizzazione, a quella che a proposito di mode, cibi, stili e prodotti chiamiamo fusion.
Nell’insieme, dunque, il riferimento a Hermes è una metafora e un simbolo puntuale e significativo dei vantaggi e svantaggi, dei pregi e difetti, delle forme di mobilità contemporanee, e tra queste delle migrazioni, ma anche di altri caratteri profondi delle nostre società. Per questo l’abbiamo scelto come nume tutelare e nome del nostro gruppo, dei nostri percorsi di ricerca, delle nostre attività, che attraversano le dinamiche in cui Hermes stesso è coinvolto e che simbolicamente rappresenta.